Quando non sei più coinvolto da una presenza, da una persona cara che viene a mancare o da un amico che non parla più come tu vorresti, sei costretto ad osservare tutto togliendo quei Ray-Ban e guardando gli occhi dell'altro che parlano all'anima senza pretendere nulla in cambio;
Spiegare cosa vuol dire l'amore universale per me è difficile, ma quello che più mi sta a cuore e su cui ho basato le fondamenta del mio passaggio su questa terra è l'amore che si dà...bisogna dare senza la pianificazione di quello che ti ritorna.
Tutti noi abbiamo un vissuto che ci fa filtrare ogni volta i gesti, le parole secondo il nostro pensiero o gli episodi di vita vissuti, ma spesso,capita di incontrare persone, che noi reputiamo speciali perchè hanno percorso un cammino diverso dal tuo, che hanno girato il mondo e fatto cose che tu non potresti mai sognare persone che si sono donate a questa terra, esseri umani, che nulla vogliono per il solo fatto di essere lì, con te nel momento in cui tu chiami, anche se lontani sai che sono lì per te. Io ho avuto la fortuna di incontrarli, quelli che io chiamo gli "Angeli Ispiratori", coloro che mi hanno arricchita dentro e di cui non perderò tracce..tutto mi riporta a loro perchè non sarei sopravvisuta se non avessero percorso un breve tratto della loro vita con me.
Non ho mai cercato di cambiare nulla nella mia vita né in quella altrui, ho raccolto ciò che mi veniva posto davanti, il che può essere sbagliato per certi versi, bisogna credere in se nelle proprie capacità, ma un'infanzia che ti toglie amor proprio è difficile da cancellare e pensi che ti debba accontentare delle briciole perchè non puoi pretendere altro..e così fai giorno dopo giorno, ti autoconvinci e pensi che anche le cose più piccole e banali sono un dono grande e le accogli come fossero un tesoro. Ed io di tesori alla fine ne ho avuti tanti: un marito che amo ed un figlio che è tutta la mia vita, tutto il resto è cornice... nemmeno io mi pongo in questo quadro per non intaccarne la magia.
Come dice Terzani:" la gente felice è quella che si accontenta di ciò che ha e che non va alla spasmodica ricerca del superfluo", dobbiamo quindi vivere per la felicità altrui e non cercare di trarre beneficio dal dolore né dalle difficoltà cui va incontro il prossimo. Prima o poi tutto l'amore che dai ti torna, e se così non fosse hai vissuto nella coerenza delle tue emozioni.
E' dunque, nei momenti di sconforto, quando tutto pare rivoltarsi contro, che tornano alla mente le parole di una piccola suora, vista all'età di 4 anni, le cui parole mi hanno ricamato l'anima e che fanno tornare il sereno laddove prima c'era un mare di lacrime. Capisci che sei stata nel giusto che non sei sbagliata, che non sei un mostro, né una stella perfetta ..ma sei un essere umano che cerca solo di dare senza nulla pretendere, almeno ci provi!
Questa storia che lei raccontò a noi bambini, narra di un'amicizia, come magari ne abbiamo vissute tante, e che oggi voglio condividere con tutti voi nella speranza che qualcosa di me, di quella che sono possa trasparire.
Luca e Matteo sono due amici di quartiere di 9 e 10 anni; amano il calcio ed ogni occasione è buona per scendere in strada a giocare, quando si è fortunati con una palla vera, ma si accontentano anche di una lattina di birra, di una carta appallottolata; l'importante è stare insieme e divertirsi.
Un giorno arriva Riccardo ad abitare in quel quartiere, e scende in strada con una strana palla arancione molto grande... i due inizialmente cominciano a tirare calci ma Riccardo spiega loro che quella è una palla da basket e che è uno sport che si fa con le mani. Passano alcuni giorni nei quali i tre amici si danno da fare per attrezzare una specie di canestro arroccato alla meno peggio su di un muretto; ma le regole del gioco spesso vengono confuse con quelle del calcio per cui Matteo e Luca cominciano a litigare,
arrivano alle mani e Riccardo cercando di separarli si becca un bel pugno allo stomaco. I due lo lasciano a terra indifferenti e se ne vanno in cagnesco. La mamma di Riccardo vede tutto e gli proibisce di scendere d'ora in poi a giocare con loro... ma nemmeno i due si ritroveranno più come prima.
L'orgoglio fa in modo che uno non chieda scusa all'altro.
I tre si ritrovano per caso nel giardino della scuola, Matteo e Luca temono una reazione di Riccardo per il pugno ricevuto ma lui invece li chiama per giocare. Matteo va ma Luca visto l'amico avviarsi resta in disparte..non vuole più avere a che fare con lui.
Matteo e Riccardo giocano, la palla finisce però nei pressi di Luca, i due gli chiedono se la passa e lui tira un assist da campione, Riccardo è già in porta e para...le grida riecheggiano di nuovo e i sorrisi cancellano le smorfie di disappunto.
Morale: se qualcuno ti tira uno schiaffo è facile ed umano rispondere..ma cosa si ottiene? Ognuno pensa di avere ragione e porta il suo puntiglio..non si gioca più insieme si resta soli.
Se invece uno non risponde induce l'altro a pensare:"perchè non ha reagito?" La prima risposta che si dà è perchè è un coniglio, vigliacco o un pappamolle. Ma poi ci si rende conto che giocare da soli non è più divertente, che era meglio prima, malgrado i piccoli bisticci, era bello divertirsi insieme nelle diversità e nelle complicità.
Pensate come sarebbe brutto un mondo senza colori, senza problemi da risolvere, senza mentalità diverse con cui confrontarsi..sarebbe una noia mortale, saremmo tutti perfetti, tutti uguali come se ci guardassimo allo specchio. Ben venga la diversità dunque, i problemi che spesso ci attanagliano ci fanno pensare, riflettere su come trovare una soluzione per vivere degnamente questa vita che spesso futilmente calpestiamo tutti.
Non cediamo alle provocazioni, l'indifferenza fa male ma induce anche a pensare a se stessi, a quello che di noi traspare a quello che magari vorremmo cambiare..
insomma la differenza ci rende liberi sul serio!